Su sabato bene o male ho già detto tutto, ma su domenica non avevo ancora trovato il tempo di scrivere due righe, lo faccio ora con una birretta sulla scrivania, il vento che ulula fuori e i Pink Floyd che smiagolano sul giradischi. Capite quindi la situazione.
Partiamo domenica in un gruppo numeroso come raramente ne ho visti, tutti gentili, stringo la mano ad Alca che è incredibile, ma appena lo conosci sembra di conoscerlo da sempre tanto è amichevole, rivedo Stainbock che sfoggia la vecchia Nomad, poi gli altri, Generale, Tarta e Ugo, Alan, Dan o Den (quello con la Scott) e anche volti nuovi che gli stringi la mano e sai che la fatica te li farà amici nel tempo di 1000 m D+.
Si respira aria buona e leggera salendo, sento che le gambe vanno, ma sono anche stanche del giorno prima, decido di dosare in salita anche perché non la conosco, ma nel bene o nel male non mi faccio aspettare troppo, Stainbock dimostra subito che ha fame di discesa e taglia un tornante scendendo su prato con gradone finale, mi strappa un sorriso, si vede che è carico e infondo ha gamba. Alca già non lo si vede più. Per tutta la salita vedo gente fare su e giù per fare il passaggio tecnico in più e la voglia di cimentarsi è tanta, ma non chiedetemi perché non mi lancio, il pomeriggio e il giorno dopo sono ancora qui che penso.
C'è da spallare e io non l'ho mai fatto, soffro davvero tanto fino a che una voce da dietro mi dice: “hai la bici in spalla al contrario” evito di rispondere “c'è un verso per tenerla in spalla?” per evitare figure e invece la poso, la riprendo come mi dicono, anche con qualche dritta di Stainbock che è sempre pronto ad aiutarmi e tutto va meglio, tanto che riesco anche ad inscenare un “ei, da qui spiana, si può spingere” quando in realtà sta per arrivare la parte più dura.
Assetto da discesa: sblocco tutto e protezioni, faccio un paio di frenate e sento il posteriore che non frena come al solito, pinzo ancora un po' a vuoto e un po' migliora, ma non è la frenata potente che ricordo e il freno da continui vuoti, cosa per altro che ogni tanto mi succedeva, ma non certo con questa gravità: di solito dopo qualche pompata la pinzata riprende forza, questa volta non riesco a mandare in blocco la ruota neanche da fermo.
Si scende e il primo tratto che va dalla spallata alle cascatine dove ci siamo fermati l'ho trovato piuttosto difficile, ho messo il piede a terra qualche volta e non aver davanti qualcuno a cui stare a ruota mi ha complicato ulteriormente le cose.
Da lì in poi tutto meglio, sono sceso forse un po' più piano di quanto avrei potuto, tirando un po' troppo i freni, ma i piedi a terra non li ho più messi se non per riprendere fiato, anche in pineta vedo davanti a me una Nomad e scelgo la stessa linea più o meno e arrivo giù in fondo. Poi tutto diventa più facile, ho davanti qualcuno e spesso dietro qualcun altro che mi spinge con qualche dolce parola d'incitamento e tolto un paio di passaggi assolutamente fattibili che però per qualche ragione mi hanno fermato (avrei voluto tornare indietro e farli, ma avrei bloccato chi avevo dietro) ed ho fatto a piedi son arrivato in fondo. Ripeto: sono sceso piano, sono tutti più sicuri e veloci in discesa, ma comunque senza poco dopo il gruppo.
Saluti alle macchine e via, felice come un bambino, stanco come raramente son stato, ci fermiamo per strada per bere qualcosa e sono a casa alle tre, tiro via il fango con la canna sistemo un po' di cose, porto la bici dal meccanico (Gilio) che è sera, spero torni presto il mio Nomad perché ho voglia di avventura
