Dedico questa mia nuova conquista al mio compagno d'avventura e di vita,
che crede in me, forse anche più di quanto ci creda io stessa.

Per te amore sarei capace di arrivare sulla luna purché mi lasci venire in MTB.
L’ascesa al Monte Altissimo di Nago è uno dei grandi classici del Trentino Meridionale
Il giro solitamente parte da Torbole ma noi siamo partiti da Loppio dove si scaldano le gambe lungo la piacevole ciclabile direzione Torbole, in mezzo ad un paesaggio prima paludoso poi circondato da vigneti finché non si imbocca la vecchia strada per Nago piuttosto ripida discesa su ciottolato tra gli ulivi.


Da li si abbandona la strada e si prende in direzione per “ Il parco delle Busatte” e arrivati al parco si continua a salire verso il famoso sentiero 601 che ci porterà in vetta al monte Altissimo.

Lungo la strada che si percorre in salita si intravedono scorci del famoso sentiero 601, davvero impressionante, per lo meno visto con gli occhi di una vera profana della discesa.
La salita è lunga e non fa mai dimenticare alle tue gambe che stai salendo. I metri di dislivello così come i chilometri non si conquistano con grande facilità.

Almeno che non ti chiami Alca che mi fischiettava davanti, saliva senza mani, faceva spuntini, scattava foto, e chissà cosa diceva per calmare la sua Specy quando compariva sulla strada qualche dirupo del 601 o quando qualche altro MTbiker ci sorpassava con passo dopato.
Mentre io cercavo l'equilibrio mentale che serve per gestire le proprie energie e qua e là cercavo di prendere qualche riferimento del percorso che avevamo intrapreso, come l'unica fonte d'acqua "d'oro" quindi tappa obbligata perché vista la giornata calda e soleggiata, non era proprio il caso di restare senza beveraggio.
La strada è un lungo serpente con vista lago tra la fitta vegetazione quasi primaverile, poi attraversa boschi finché non si fa più pendente e si apre su pratoni e caseggiati isolati in pietra per qualche eletto che si può godere spesso il paesaggio del Giardino d'Europa.



Negli ultimi km pedalabili la quota la si guadagna con più agio, ma la fatica è ampiamente ricompensata dalla vista sul lago di Garda.

La mente è troppo impegnata per sentire la fatica negli ultimi due chilometri di sterrato e le gambe finalmente si divertono a girare
con le marce più agili, per mantenerti in equilibrio sul fondo mosso.


Ma la soddisfazione è troppa quando arrivi ai 1700 metri di dislivello e capisci che finché si poteva sei rimasta in sella.

Siamo arrivate fin qui, non ci si può separare ora.E' questo che pensi quando capisci che sei sul 601 e qui di pedalare in sella non se ne parla più e che la tua compagna per un po’ ti starà a fianco e per gran parte del tempo in spalla.

Ogni passo con la bici in spalla è un respiro, un battito del cuore, è trovare una ragione per farne un altro in avanti.

Ma tanta soddisfazione nel seguire Alca con la sua piombina sulle spalle, nel vedere che un'atra maglia in rosa sta provando ciò che provi tu.
Così come meraviglioso guardare chi scende da dove tu sali, con adrenalina a 1000 (e anche con qualche grappino di troppo al rifugio)

Quest'anno più che mai sono convinta che il tempo deve essere "donna" anche perché giusto Alca aveva detto "si schiatterà dal sole nel tratto del 601" e si era messo una canottiera per un'abbronzatura "poco ciclistica", la "donna" pur di contraddirlo...
Il tempo non ha mostrato il suo lato più clemente quasi in cima, ci ha portato vento, nuvole, acqua e grandine.
Ed eccoci, grazie alla neve di "Giugno" si fa il giro largo e negli ultimi metri si risale in sella per una arrivo trionfale al rifugio.


Qui possiamo senz’altro effettuare la meritata sosta ma non di certo approfittare dei numerosi punti panoramici, tanto meno delle bellezze montuose che ci circondano.
Peccato Alca, ci dovremo tornare!!!
La discesa è tranquilla e divertente lungo il serpentone che porta nei pressi del rifugio Graziani.


Finché non si imbocca per il segnavia 633, prima su distese prative poi su strade forestali.


Qui la pendenza si fa più impegnativa e il fondo molto accidentato.
Solo chi ha il manico resta in sella.


Ma con qualche dritta di Alca, anche io provo a fare qualche passo…in meno!!!

Passata la frazione di Festa, il resto della discesa che ci riporta a Loppio è un’alternarsi di piacevoli tratti sterrati e cementati, senza nulla di troppo impegnativo né tecnico.
Per la gioia di Fra ma non per Alca, che appena intravedeva un saltello fuori rotta, vi ci si buttava sopra e da spettacolo di esercizi "Nose press", che io ho ribattezzato “No stress”
Chiudo ringraziando mio marito per avermi accompagnato nella mia prima vera impresa del 2013 e soprattutto saluto con una chicca di saggezza, mai crederci quando sei in cima e ti dicono, “dai dopo sarà tutta DISCESA…..
