Alura:
Giro fantastico e compagnia superlativa.
Eravamo in 14 e tutti agguerriti quando alle 8.15 da Verceia abbiamo attaccato la salita al tracciolino.
Per chi è abituato a Valcava la salita, prima asfaltata e poi sterrata non presenta particolari problemi.

Poi la sterrata finisce e comincia un sentiero con il primo ma breve tratto a spinta o a spalla come si preferisce
Così alle 9.30 circa siamo sulle magiche rotaie che in piano si stendono da sud a nord e verso nord ci impedaliamo (perdonate il neologismo).



Gli scorci di paesaggio sono fantastici, lo strapiombo, cintato, a sinistra e la parete a picco sopra le nostre teste a destra. Io ho trovato comodo stare in centro alle rotaie piuttosto che rasentare la parete a destra. Questo tratto da solo vale il viaggio da Bergamo, la fatica per tratti più ostici che arriveranno e la stanchezza che ci pervaderà una volta finito il tour.
Arrivati a un bivio delle rotaie, sulla destra la famosa galleria con il pulsante per l'illuminazione ci chiama ma noi proseguiamo dritti per un centinaio di metri per scoprire che dopo una curva c'è un ampio spazio con una vecchia stazione della funicolare e il finecorsa delle rotaie.
Foto di gruppo e poi ritorniamo sui nostri passi e imbocchiamo la prima di una serie di gallerie scavate nella viva roccia.







Quando le rotaie finiscono il sentiero continua, sempre in piano di traverso e dopo aver seguito il profilo di più vallette arriviamo a un' indicazione che segnala Codera in discesa sualla sinistra. Sappiamo che proseguire è inutile a causa di una frana sul percorso.
Mi raccomando montare le protezioni, anche se la discesa è corta è spesso composta di scalini di roccia molto ripidi e dissestati.
Di più, portatevi le protezioni in questo giro e chi non le ha, le recuperi, è un consiglio spassionato, non per spaventare ma le discese su single trail non sono mai semplici.
Giunti sul fondo della valletta, bici in spalla per una ventina di minuti e si risale a Codera. Da qui si prosegue verso monte su una sterrata non facile da pedalare per il fondo fatto di pietre, pietrisco e pietrone.
Sono le 11.30 e ci vorrà un'ora abbondante su questa pietraia per raggiungere il rifugio Brasca, il codera è chiuso ma tra uno e l'altro son poi che 15 min fatica in più e il Brasca merita questo ulteiore sforzo.
Il posto è incantevole e mentre i più approfittano della cucina del rifugio, io, Alfred e Tintore approfittiamo del caldo sole su prato verde e soffice per mangiare un panino portato da casa. Caffè tutti insieme e come deciso, durante un meeting con i rifugisti e gli escursionisti durato tutto il tempo del pasto, ripartiamo sulla stessa sterrata in discesa e dopo una breve variante verso una contrada torniamo a Codera e rifacciamo in discesa il tratto a spinta e a spinta il tratto in discesa dell'andata.



Gli animi sono ancora alti ma gambe e braccia cominciano ad averna abbastanza di questi tratti a spinta.
Tra l'altro come detto questa deviaziione verso Codera si rende necessaria per una frana sul sentiero del tracciolino che altrimenti proseguendo in piano porterebbe a circa mezz'ora in salita dal rifugio Brasca. Maledetta frana. Secondo me, anzi secondo tutto il gruppo, l' escursione al rifugio si potrebbe anche saltare. Andarci quando il tracciolino ti depositava a circa mezz'ora da esso e senza dover fare quella faticosa variante per codera aveva senso ma ora l'impiego di tempo e di energie risulta forse eccessivo, nonostante la belleza del posto.
Comunque dopo un portage di circa mezz'ora sugli scaloni che avevamo fatto in discesa (più o meno) torniamo sul pianeggiante e beneamato tracciolino.
L'intenzione è quella di mollarlo alla deviazione per S. giorgio per poi da lì prendere la famigerata discesa a tornantini resa famosa dai filmati dei noose press di Muldox su mtb-forum.
Ma... non siamo ancora stanchi abbastanza e a un certo punto, prima di giungere al sentiero a cui avevamo pensato ne troviamo un altro dove una scritta rosso sbiadito indica appunto S. Giorgio.
Il gruppo si divide più o meno equamente tra chi vuol scendere di lì e chi vuol tener fede a quanto programmato.
Il sentiero in questione è veramente invintante, si presenta bene e alla fine il partito degli explo mode la vince, via in discesa sulla nuova rotta
Il grande Cina, gps moderatore per l'occasione non è per niente convinto ma tant'è, ormai il Cllocate, Tintore e Luke son partiti e allora via tutti in scia a loro.
Dopo un primo pezzo tosto e impegnativo ma tutto sommato praticabile il sentiero di incazza. Fermarsi equivale a perdere il ritmo e la velocità necessari a rendere fluido il lavoro delle sospensioni e delle ruote, l' anteriore tende a impuntarsi, la guida sul posteriore è obbligatoria ma fà perdere direzionalità. Io non sò come sarebbe stato l'altro sentiero ma di sicuro non ci avrebbe obbligato ad altri 30 min di portage. Già perchè giunti in quallche modo a fondo di un canalone la salita a scalini che ci si para davanti (mò turna) scoraggia tutti, soprattutto Alfred che in una impuntata della sua bike ha preso il manubrio pericolosamente vicino ai goielli di famiglia. Ma siam qui e da qui dobbiamo uscirne. Finalmente a costo di un'immane fatica (va beh magari immane no ma fatica e basta è riduttivo) giungiamo a S. Giorgio dove un paio di famiglie indigene ci indirizzano verso la mitica discesa. La sciura è troppo forte: "ma non andate giù di lì in bici, non si pò, ma non si riesce, ma vi fate male" Sgrat sgrat in mezzo alle gambe e via.
Questo lungo single track è tostissimo, i freni si surriscaldano e il fadding li rende spugnosi, i tornatiniiniini sono strettissimi e per agevolare gli escursionisti presentano sempre un pronunciato gradino. I primi 10/12 sono esposti da paura, meglio non correre rischi.I seguenti sono un pelo più larghi e riparati si può azzardare qualche passaggio più tecnico.
Cominciamo la discesa alle 17 e la terminiamo un'ora dopo, interminabile. Io ho rotto un raggio della posteriore e misurato una parete di roccia con tutto il fianco sinistro oltre a esser finito nei rovi dai quali sono stato estratto di peso.
Arrivati ai mezzi dopo una birretta al primo bar siamo arrivati a casa alle 19.30.
Nonostante misuri molto meno km l'impegno richiesto è paragonabile a quello per il Tremalzo dell'anno scorso e la soddisfazione nel portarlo a termine è forse maggiore.
Buona pedalata.


