Pausa recupero energie...
Si mangia quello che ormai è rimasto nello zaino, poco, solo qualche barretta energetica.
Si svuotano le sacche idriche, si tiene un po' d'acqua nelle borracce.
Foto di rito e via di nuovo in discesa.
Ancora un magnifico sentiero ombreggiato, davanti a noi da percorrere.
Una discesa lunga 4 km che da 1100 metri termina a 600 metri.
Lungo questo tratto, abbiamo incrociato altri biker che salivano, e guardandoci in faccia, il nostro commento è stato, sono matti, alle 16 del pomeriggio salire verso il confine su questo sentiero è da pazzi, visto anche il dislivello.
Giungiamo a Cabbio.

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Un piccolissimo borgo dove la presenza umana è segnalata da qualche piccolo oggetto lasciato sui davanzali delle finestre, da alcuni muri dipinti, mentre l'impressione reale è quella di un paese abitato dalle streghe.
Impossibile non scattare qualche foto ricordo in un luogo così suggestivo.
Proseguiamo raccontandoci le impressioni vissute in quel piccolo borgo, prendiamo una salita su asfalto lunga circa 20 metri, ma con pendenza che si aggirava intorno al 20%, e come inizia a spianare, un segnale ci indica che dobbiamo svoltare bruscamente a destra e prendere il sentiero.
Inizia male, svolta re a destra ed iniziare a pedalare è impossibile, troppa pendenza, bisogna scendere dalla bike e spingere, mentre Gilio tira fuori le sue doti da super allenato e inizia a salire pedalando.
Entriamo nel bosco, dietro di me Pianura mi chiede a che punto siamo e quanto manca...
Stai sereno, manca poco...
ma mi avevi detto che le salite erano finite, quando siamo ritornati in Svizzera dal Bonello.
Non preoccuparti, manca poco....
Le emoticon qui sopra mostrano com'era il volto del Pianura quando alla fine, il mio non preoccuparti voleva dire 5 km in salita, mai difficoltosa, su sterrato battuto, che in un giorno di semplice pedalata affronti senza nessuna preoccupazione, ma che dopo 40 km, e 7 ore di bike, diventa un "calvario".
Quando non ne hai più, sei al limite, finisci tutte le risorse, incluse quelle idriche, nel cervello iniziano a picchiare i ritmi dello scoppiamento e nelle orecchie ti senti sussurrare dal profondo dell'inconscio "molla che sei finito", è la presenza di validi compagni che ti stimolano con le loro parole (che quasi non vorresti sentire) diventa importante ed indispensabile.

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Devo essere sincero, anche io lungo questo tratto di salita ero alla frutta, quella sciroppata.
L'espressione del mio volto è passata dal sorriso alla disperazione, tant'è vero che il Gilio si è preoccupato.
Ad un certo punto ho cominciato a rifiutare l'aiuto del gioppino per paura che mi comunicasse che mancava ancora molto.
Simone, impagabile compagno di giornata, verso la fine ha dovuto cedere, la stanchezza ha pesato sulla concentrazione, tanto che anche per lui i piccoli ostacoli sono diventati un'impresa.
ma lo spirito del gruppo non è mai morto, ho visto scambi di acqua, scambi di alimenti proteici, parole di conforto, tutti per uno uno per tutti.
E poi, e poi, ecco dopo una leggera discesa, apparire davanti ai nostri occhi la fontanella, si quella che tanto stavamo aspettando, quella che sapevamo di ritrovare al ritorno e che segnava che era quasi finita.
Dire che con quell'acqua ci siamo fatti il bagno non è un'esagerazione, dire che ci siamo bevuti almeno 1 litro d'acqua a testa non è un'esagerazione.
Ora però ci aspettava solo la lunga discesa fino al parcheggio, una lunga frullata sui sassi della mulattiera, tanto da farci venire le formiche nella mani.
Ma poi...
la P del parcheggio, quella P che ci ha fatto tornare in Paradiso ed il sorriso sui volti.
La memoria risveglia i precedenti, in particolare il Legnone, che ho pedalato con altri del gruppo lo scorso anno.
Sono le 19,30 - 11 ore di pura moutainbike