PRIMO SOCCORSO IN MONTAGNA

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TARTA
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PRIMO SOCCORSO IN MONTAGNA

Messaggio da TARTA »

Quanto segue è tratto dal sito http://www.nelcuoredellealpi.com

Durante una escursione in montagna, può capitare di subire un infortunio. L'intervento dei compagni si può rivelare fondamentale ed è questo uno dei motivi per cui in montagna non ci si dovrebbe mai muovere da soli, anche su terreni apparentemente facili. La regola fondamentale è quella di non provocare col proprio intervento danni più gravi, ad esempio muovendo o trasportando l'infortunato quando non si deve, oppure intervenendo in modo sbagliato. A meno che non si abbia una specifica esperienza come medici, infermieri o soccorritori civili, è sufficiente sapere come comportarsi nelle diverse circostanze senza pretendere di curare l'infortunato. Ricordarsi sempre di rassicurarlo e non lasciarlo mai solo.
Una volta appurato che l'infortunato sia rimasto ferito e sia impossibilitato a muoversi e ritornare a valle, la prima cosa da fare prima di effettuare qualunque tipo di intervento è allertare i soccorsi chiamando il 118 se si è in Italia.
In attesa che i soccorsi arrivino si può iniziare a prestare le prime cure all'infortunato, e a questo scopo è sempre utile conoscere alcune nozioni basilari di primo soccorso.

Posizione di sicurezza
Gli infortunati incoscienti che respirano, ed il cuore batte ancora, devono essere messi in posizione laterale di sicurezza. In questa posizione l'infortunato manterrà le vie aeree libere e la lingua non ricadrà indietro.
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Il capo sarà iperteso, con la bocca aperta, così vomito e altri liquidi potranno defluire liberamente da essa.
La posizione degli arti permette di mantenere il corpo in una posizione stabile, sicura e comoda, ma è da evitarsi assolutamente nel caso di un trauma alla colonna vertebrale.
Slacciate tutto ciò che stringe; spingete indietro prudentemente la testa dell'infortunato, mettendo una mano sotto la nuca e l'altra sotto la fronte, per liberare le vie aeree.
Apritegli la bocca e ripulitela da ogni corpo estraneo eventualmente presente (denti rotti, vomito, ecc) con due dita messe a uncino possibilmente protette da un fazzoletto.
Preparate un cuscinetto (con un maglione) d'uno spessore pari alla metà della larghezza delle spalle, quindi fate ruotare l'infortunato in blocco verso di voi fino a farlo appoggiare sul fianco. Iperdistendete il capo, sistemate il braccio e l'arto flessi e assicuratevi che il corpo sia in posizione stabile.

Respirazione bocca-bocca
E' il metodo migliore di respirazione artificiale in TUTTI i casi in cui l'infortunato non respira. Se non si può utilizzare la bocca, si può realizzare una soddisfacente ventilazione attraverso il naso (bocca-naso)
Eliminate ogni causa di ostruzione a livello del volto o di costrizione a livello del collo. Liberate le vie aeree e togliete tutti i corpi estranei visibili nella bocca o in gola.
Dopo aver iperesteso il capo, allargate bene la vostra bocca, inspirate profondamente, chiudete le narici dell'infortunato con le dita e applicate le vostre labbra a ventosa intorno alla sua bocca.
Per la respirazione bocca-naso, chiudete la bocca dell'infortunato e applicate la vostra bocca intorno al suo naso.
Soffiate nei polmoni dell'infortunato per ottenere un buon sollevamento del torace. Se il torace non si espande, prima assicuratevi che le vie aeree siano libere. Iperstendete di nuovo dolcemente il capo e ritentate. Se ancora non c'è ventilazione significa che le vie aeree restano ostruite.
Rialzatevi leggermente, staccate la vostra bocca da quella dell'infortunato, controllate l'abbassamento del torace e inspirate nuovamente.
Praticate le prime tre insufflazioni il più rapidamente possibile.
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Massaggio cardiaco
Se oltre all'arresto respiratorio c'è anche l'arresto cardiaco, dovete praticare il massaggio cardiaco esterno associato al bocca-bocca.
Stendete il ferito sul dorso, su un lato piano e duro. Appoggiate la base del palmo della mano sulla metà inferiore dello sterno tenendo le dita sollevate dalle coste. Coprite questa mano con la base del palmo dell'altra mano (intrecciando eventualmente le vostre dita).
Tenete le braccia tese e chinatevi in avanti in modo che le vostre braccia siano verticali. Premete sulla metà inferiore dello sterno. Sollevatevi per rilasciare la pressione.
Praticate 15 compressioni alla frequenza di una al secondo. Iperstendete di nuovo il capo dell'infortunato e praticate due insufflazioni col bocca-bocca. Poi proseguite con 10 compressioni seguite da 2 insufflazioni. Non appena il cuore ricomincia a battere cessate immediatamente il massaggio. Continuate il bocca-bocca alla frequenza respiratoria dell'infortunato, se necessario. Mettetelo poi in posizione di sicurezza.
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Effetti della quota
Man mano che ci si innalza ad alta quota, diminuisce la pressione atmosferica e quindi anche la pressione dell'ossigeno presente nell'aria, pur mantenendo invariato il suo valore percentuale (circa il 21% del totale).
La diminuzione della pressione di ossigeno riduce il suo passaggio al sangue e provoca una serie di reazioni cui l'organismo reagisce per limitarne le conseguenze:
Adattamento respiratorio: riflesso provocato dalla ipossia, cioè dalla ridotta quantità di ossigeno dell'aria respirata, che comporta a un aumento della profondità del respiro e della frequenza degli atti respiratori (iperventilazione)
Adattamento del sangue: aumento dei globuli rossi del sangue per favorire il trasporto di ossigeno (evidente comunque dopo una settimana di permanenza in quota)
Adattamento cardiaco: ad una quota superiore ai 1000 metri e fino a circa 3500 metri aumento della portata, cioè della quantità di sangue pompata dal cuore.

Nei primi giorni in quota il meccanismo di trasporto dell'ossigeno nell'ossigeno perde la sua efficacia abituale e questo comporta una diminuzione nella capacità di sforzo dell'individuo. Per permettere un graduale ritorno dell'organismo allo stato vicino alla norma occorre quindi un periodo di acclimatazione, cioè di adattamento alla ridotta pressione barometrica, la cui durata varia a seconda della persona e della quota raggiunta. Rimane comunque sempre una diminuzione delle capacità dello sforzo, dovuta a cause sia muscolari-metaboliche, sia cardiache.

SINTOMI:
soggetti sani, a quote di solito superiori ai 2500-3000 metri, risentono solo di modeste alterazioni funzionali, come il senso di palpitazione e di affanno, tanto più nette quanto più rapido e sensibile è stato il cambiamento di altezza (ad esempio se ci si è serviti di una funivia)
Se invece sopravvengono cefalee (specie se ribelle agli analgesici), astenia intensa, nausea, vomito, vertigini, modificazioni della personalità (irritabilità e abulia), si entra nel campo del male acuto di montagna i cui sintomi compaiono entro 6-24 ore dalla salita in quota.
INTERVENTI:
si possono somministrare bevande calde e stimolanti (tè o caffè), compresse di glucosio, antinevralgici, ma se non si registrano miglioramenti si richiede la tempestiva discesa a valle.
Se non si interviene, la cefalea e gli altri sintomi possono peggiorare fino a gravi turbe dello stato di coscienza. La sensazione di affanno si fa sempre più grave con comparsa di colorito bluastro alle labbra e alle mani (cianosi), tosse, catarro schiumoso. E' il quadro dell'edema polmonare provocato dall'uscita di siero dai capillari polmonari negli alveoli con conseguente difficoltà di passaggio dell'ossigeno dell'aria al sangue. L'edema polmonare è favorito anch'esso dalla rapidità dell'ascesa e dall'entità del dislivello compiuto. Guarisce rapidamente con la somministrazione di ossigeno e con la discesa immediata a quote inferiori.
L'instaurarsi del mal di montagna in soggetti non acclimatati è probabilmente dovuto non solo all'ipossia, ma anche alla ritenzione di liquidi nei tessuti dell'organismo che può provocare oltre all'edema polmonare anche quello cerebrale che si manifesta con gravi turbe dello stato di coscienza (incapacità di coordinare i movimenti). Il fenomeno può essere prevenuto farmacologicamente con la somministrazione di blandi diuretici, e combattuto con la perdita di quota e la somministrazione di ossigeno.
L'ipossia, il freddo, lo sforzo fisico, l'aumento della respirazione possono anche alterare il sonno nelle prime notti in quota e provocare difficoltà nell'addormentarsi, frequenti risvegli e insonnia alla fine della notte con cefalea e nausea.
Va comunque ribadito che esiste certamente una suscettibilità personale al male di montagna per cui ognuno deve regolarsi a seconda delle personali reazioni.
Per chi ne è soggetto, la prevenzione migliore, indipendentemente dall'aiuto dei farmaci, è quella di acclimatarsi lentamente e di evitare le quote più alte.
Ad uso delle spedizioni alpinistiche extraeuropee e dei laboratori scientifici d'alta quota è stato di recente realizzato un "saccone iperbarico" per il trattamento urgente dell'edema polmonare e cerebrale. Si tratta di un saccone portatile nel quale è possibile ricavare un'atmosfera a pressione superiore a quella ambientale simulando così una discesa di quota (da 5000 a 2000 metri).

Effetti dovuti al freddo

ASSIDERAMENTO
Raffreddamento globale dell'organismo dovuto a vari fattori (esposizione prolungata in un ambiente freddo, con inefficacia protezione, soprattutto se si è stanchi, si indossano indumenti umidi e ci si trova ad alta quota.
SINTOMI: abbassamento della temperatura del corpo, stanchezza, indifferenza, intorpimento, rallentamento del polso e del respiro.
INTERVENTI: riscaldamento graduale dell'infortunato togliendo gli indumenti bagnati e sostituendoli con altri asciutti e coprendo soprattutto il tronco e il capo; massaggi; somministrazione di bevande calde toniche zuccherate (mai bevande alcoliche); immediato trasporto in luogo asciutto, riparato dal vento, ma non troppo caldo.

CONGELAMENTO
E' una lesione localizzata cui di solito vanno soggette le estremità del corpo (orecchie, naso, mani, piedi) quando restano esposte ad un freddo intenso e prolungato ed è favorita dagli strapazzi, dalla immobilità, dall'umidità. Il congelamento superficiale interessa solo la pelle e i tessuti sottostanti (dal l al lll grado).
SINTOMI: poichè la parte congelata perde progressivamente di sensibilità, chi ne è colpito di rado si accorge per tempo dei sintomi (dita dure e rigide, pelle di un bianco cereo o di un blu marmorizzato, sensibilità minima o nulla).
Congelamento di l grado: arrossamento della cute e vivo dolore.
Congelamento di ll grado: presenza di tumefazioni e bolle.
Congelamento di lll grado: cute fredda, pallida e insensibile con chiazze violacee, bolle contenenti un liquido giallo misto a sangue.
INTERVENTI: togliere tutto ciò che potrebbe impedire la circolazione del sangue (ad esempio l'orologio) e slacciare gli indumenti troppo stretti (allacciature strette, scarponi, guanti ecc.).
Riscaldare lentamente la parte colpita con un contatto pelle contro pelle fra la parte colpita e una parte calda del corpo dell'infortunato o del vostro corpo (ad esempio mettete le mani dell'infortunato sotto le sue ascelle e i suoi piedi sotto le vostre; coprire orecchie, naso e viso con le vostre mani fino a quando non riprendono colore e sensibilità).
Non sfregare o massaggiare le parti congelate (a meno che non si tratti di un semplice congelamento di l grado), non bucare le eventuali vesciche, non porre la zona congelata a contatto diretto con una fonte di calore.
Se possibile mettete le parti lese in acqua a temperatura di 10° riscaldandola poi gradatamente nell'arco di mezz'ora fino a 40°.
Dopo il disgelo coprire con una leggera medicazione la parte lesa ad evitare una ulteriore esposizione al freddo.

Effetti dovuti all'irraggiamento del sole
COLPO DI SOLE
E' la conseguenza di un aumento della temperatura corporea provocata dall'azione del sole, con riscaldamento eccessivo della cute e imponente sudorazione che può portare a una gravissima disidratazione.
SINTOMI: mal di testa, vertigini, febbre, polso piccolo e frequente, sudorazione profusa.
INTERVENTI: occorre abbassare gradualmente la temperatura dell'infortunato portandolo in un luogo semibuio e fresco e, se cosciente, in posizione semiseduta aerandolo con un giornale o altro oggetto. Applicare compresse fredde sulla testa e ai polsi e somministrare bevande fredde senza alcol ne sale.

OFTALMIA
E' una lesione causata dai raggi del sole che colpiscono gli occhi non protetti da occhiali, soprattutto su terreno innevato.
SINTOMI: lacrimazione, arrossamento, bruciore degli occhi nei quali si ha la sensazione di avere sabbia.
INTERVENTI: portare il colpito nell'oscurità e applicare impacchi di acqua fresca con soluzione borica al 3%; gocce di collirio (utili le classiche fette di patata).

STATO DI SHOCK
E' uno stato di indebolimento dell'organismo che può andare dal semplice malessere al collasso completo. In montagna avviene in genere per uno spavento o un'emozione, per l'eccessiva fatica con sfinimento, per una insufficiente alimentazione, per assideramento.
SINTOMI: polso debole, frequente, irregolare; respiro superficiale e affannato; pallore del volto, labbra bluastre; pelle fredda e umida e talvolta sudore freddo, agitazione e ansia, vomito, sete, perdita dei sensi
INTERVENTI: sistemare il malato sulla schiena con gli arti inferiori leggermente sollevati per assicurare un apporto di sangue al cuore, ai polmoni, al cervello e coprirlo con una coperta per tenerlo al caldo; rassicurarlo e fargli coraggio; se ha sete umettargli le labbra con acqua senza farlo bere; se vomita o respira con difficoltà o perde coscienza metterlo nella posizione laterale di sicurezza. Predisporre per un trasporto urgente in ospedale.

Traumi ai muscoli, ai tendini e alle articolazioni
STRAPPO MUSCOLARE
Si verifica quando uno o più muscoli sono stati superestesi o strappati in seguito ad un movimento violento o imprevisto. Le cause sono da addebitare alla mancanza di allenamento, all'affaticamento e al freddo. Si parla di stiramento quando si producono lesioni limitate a poche fibre di un muscolo, di uno strappo quando si instaurano vere e proprie rotture muscolari.
SINTOMI: dolore violento e improvviso con rigidità del muscolo e/o crampi; edema nel punto della lesione per travaso ematico.
INTERVENTI: fare assumere all'infortunato la posizione più comoda, applicare del ghiaccio o dell'acqua fredda, curare la parte lesionata con pomate antiflogistiche e assumere pastiglie antinfiammatorie.

CRAMPI
Contrazione improvvisa involontaria e dolorosa di un muscolo o di gruppi di muscoli causata da scarsa coordinazione muscolare o da perdita di sali minerali per abbondante sudorazione. Comuni i crampi alla coscia o al polpaccio.
SINTOMI: sensazione di contrazione del muscolo colpito con dolore.
INTERVENTI: massaggi finalizzati al rilassamento del muscolo contratto; riposo.

CONTUSIONI
Lesione dei tessuti molli (pelle, muscoli, vasi) senza lacerazione della pelle.
SINTOMI; tumefazioni ed ecchimosi (tessuti gonfi e bluastri)
INTERVENTI: impacchi freddi e riposo.

DISTORSIONE
E' una lesione che si verifica a livello di una articolazione quando si ha stiramento o lesione della capsula articolare o dei legamenti. Molto tipica è la distorsione di una caviglia.
SINTOMI: dolore e ipersensibilità attorno all'articolazione. Edema e comparsa in un secondo tempo di ecchimosi.
INTERVENTI: applicare ghiaccio o compressa d'acqua fredda per ridurre l'edema e il dolore. fasciare l'articolazione con una benda elastica; nel dubbio non togliere scarpa e calza, ma applicare un bendaggio ad otto intorno alla scarpa slacciata. Se non si è certi della sua natura, la distorsione va trattata come una frattura.

LUSSAZIONE
E' la perdita permanente, per distacco violento, dei rapporti tra capi articolati (un capo articolare esce dalla sua sede e non rientra). Nell'alpinismo e nello sci alpinismo la più frequente è quella della spalla.
SINTOMI: dolore molto intenso, impossibilità di movimento poichè l'articolazione rimane fissa nella posizione anomala (se si tratta della spalla, impossibilità di avvicinare il braccio al torace); edema e più tardi ecchimosi nel punto di lesione.
INTERVENTI: in nessun modo si deve cercare di ridurre una lussazione, cioè di rimettere le ossa nella loro posizione normale, poichè rischiate di ledere i tessuti circostanti. La riduzione è compito del medico. Ci si deve limitare a immobilizzare l'articolazione nella posizione più confortevole per l'infortunato mediante bendaggi e stecche e predisporre per il suo ricovero in ospedale. Spesso alla lesione si accompagna una frattura. Comportarsi sempre come se si fosse in sua presenza.

FRATTURE
Sono rotture di un osso in seguito a un trauma. Possono riguardare gli arti inferiori, quelli superiori, la colonna vertebrale, il bacino e il capo. Nell'escursionismo, e soprattutto nello sci escursionismo e sci alpinismo, le più frequenti sono quelle della gamba (tibia e perone). Quando si ha uscita dell'estremità dell'osso si parla di frattura esposta.
SINTOMI: dolore violento, impossibilità di muovere normalmente la parte, edema e poi ecchimosi; deformazione in sede di frattura, ad esempio per accorciamento o rotazione dell'arto.
INTERVENTI: sono finalizzati all'immobilizzazione per impedire qualsiasi movimento a livello di lesione che la aggravi o aumenti il dolore. L'infortunato non deve quindi essere spostato senza che prima l'arto fratturato non sia stato immobilizzato provvisoriamente.
Per frattura della gamba allentare l'allacciatura degli scarponi, senza toglierli. Ruotare delicatamente il piede così da allineare l'arto sano a quello leso; annodare un bendaggio a otto intorno ai piedi e caviglie e un altro attorno alle ginocchia; se si dispone di due bastoni o di due bastoncini da sci, eseguire una steccatura fissandoli con cordini intorno alla coscia e alla gamba dopo aver frapposto un'imbottitura.
Per frattura al braccio è sufficiente legarlo al tronco, ad angolo retto, mediante una benda elestica o dei fazzoletti.
Per fratture più gravi (ad esempio alla colonna vertebrale) l'infortunato non deve essere in alcun modo toccato, ma solo assistito fino all'arrivo dell'elicottero.

Morsicatura di vipera
Improbabile durante la marcia su sentiero poichè le vipere si allontanano spaventate dal rumore dei passi e non mordono mai volontariamente l'uomo, è possibile durante una sosta se ci si siede su gradini in pietra, su sassi o nell'erba alta senza esaminare prima il terreno soprattutto in zone abbandonate. L'attacco di una vipera è molto raro, è sempre accidentale e avviene quando senza volerlo la molestiamo o la calpestiamo.
SINTOMI: presenza di una o due punture con dolore vivo ed edema locale, cefalea, malessere, vertigini (dopo circa mezz'ora/un'ora), respirazione difficile, sintomi di stato di shock.
INTERVENTI: occorre evitare che il veleno introdotto penetri nella circolazione sanguigna e si diffonda nei tessuti. Esistono in commercio delle confezioni costituite da un laccio, da un fazzoletto disinfettante e da una siringa succhiaveleno, ma la loro validità è molto dubbia. Non succhiare mai il veleno con la bocca, basta una piccola lesione, una carie o una screpolatura per venirne a contatto. La cosa migliore da fare è tranquillizzare l'infortunato e praticare una fasciatura moderatamente stretta che comprima l'arto interessato. Successivamente steccare l'arto in modo da immobilizzarlo. Non somministrare in alcun caso il siero antiofidico, e allertare i soccorsi.
Oggi in commercio si possono trovare degli elettrostimolatori (ECOSAVE) che offrono una valida alternativa al siero antiofidico.

UN KIT DI PRONTO SOCCORSO
Per una escursione di una o più giorni è buona norma tenere nello zaino una piccola confezione di pronto soccorso d'uso collettivo dal peso non superiore ai 300-400 grammi.
Esistono dei kit di pronto soccorso già confezionati in scatolette di plastica che si possono acquistare nei negozi sportivi. Per chi volesse comunque prepararselo personalmente tenga presente che non devono mai mancare cerotti, garze sterili, garze rotolo, steri-strip (punti adesivi), disinfettante, forbicine, pinzetta, cotone.
Attenzione a rimpiazzare i farmaci periodicamente e molto prima della data di scadenza, poichè si possono alterare precocemente a causa delle temperature non idonee.

Il soccorso alpino
Il Club Alpino Italiano ha organizzato un servizio di soccorso che si avvale del Corpo Nazionale Soccorso Alpino Speleologico (CNSAS) che rappresenta una sezione particolare del sodalizio.
E' costituito da 25 delegazioni apline e da 12 delegazioni speleologiche con un organico di più di 6000 volontari. Il servizio copre l'intero arco alpino e, negli appennini, l'Emilia Romagna, le Marche, le alpi apuane, l'Abruzzo e la Sicilia.
Prima di partire per una gita o per una escursione è opportuno chiedere alla sezione del Club Alpino Italiano più vicina il numero delle centrali operative in servizio 24 ore su 24 a cui siamo interessati. Qualsiasi stazione del CNSAS può comunque essere chiamat tramite il servizio 113 indicando l'esatta località in cui si è verificato l'incidente.
In numerosi rifugi sono stati installati telefoni di emergenza per esclusive chiamate di soccorso in servizio continuativo anceh nei periodi di chiusura del rifugio. In alcune zone molto frequentate delle alpi, lungo i sentieri o gli itinerari di roccia sono state abche installate a questoo scopo delle colonnine di soccorso.
Quando si chiede l'intervento dell'elicottero, occorre scegliere l'area di atterraggio più opportuna che deve essere lontana almeno 300-400 metri da fili, teleferiche, linee di tensione. La piazzola deve avere almeno le dimensioni di metri 4x3 ed essere libera da vegetazione alta più di 20-30 centimetri. In mancanza di fumate o di una bandiera, la direzione del vento va segnalata da una persona posta a circa 30 metri dal punto previsto per l'atterraggio, con la schiena al vento, le gambe divaricate e le braccia alzate.

SEGNALI INTERNAZIONALI DI SOCCORSO ALPINO
Per una chiamata di soccorso emettere richiami acustici od ottici in un numero di SEI OGNI MINUTO (un segnale ogni 10 secondi), seguiti da UN MINUTO DI INTERVALLO; quindi continuare l'alternanza di segnali ad intervalli fino alla certezza du essere stati ricevuti e localizzati.
Per la risposta di soccorso emettere richiami acustici od ottici in un numero di TRE OGNI MINUTO (un segnale ogni 20 secondi) seguiti da UN MINUTO DI INTERVALLO; quindi continuare l'alternanza di segnali fino a raggiungere la certezza di essere stati ricevuti e localizzati.
Si deve sempre ricordare che chiunque intercetti segnali di soccorso ha l'obbligo di avvertire il più presto possibile il posto di chiamata o la stazione di soccorso alpino più vicini.

Segnalazioni convenzionali usate quando esiste il contatto visivo e non è possibile quello acustico (particolarmente adatte per interventi con l'elicottero)

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Abbiamo bisogno di soccorso

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Non serve soccorso

Per chi non ne fosse al corrente, l'intervento dei soccorsi in montagna ha un costo non indifferente. Si superano tranquillamente le migliaia di euro, e più l'intervento è complicato e duraturo, più le cifre salgono in modo vertiginoso. Per evitare (nel malaugurato caso di infortunio) di ritrovarsi a dover versare cifre esorbitanti e ancor peggio stare a tergiversare se chiamare o meno i soccorsi, è buona cosa, per chi svolge attività in montagna, stipulare delle assicurazioni che provvedano alla copertura dei costi di ricerca e recupero.
Una valida soluzione è quella di diventare soci CAI (Club Alpino Italiano) per chi pratica attività nel territorio italiano e/o REGA per chi pratica attività in territorio elvetico. Queste due società offrono, per poche decine di euro l'anno, la copertura dei costi in caso di intervento e di recupero dei soccorsi.

AGGIUNGO UNA MIA NOTA PERSONALE
Penso che stampare queste informazioni su di un foglio di carta, plastificarle per proteggerle dalla pioggia, portarle sempre con se nello zaino quando si effettuano escursioni in montagna, con la speranza di non doverle mai utilizzare, sia molto utile.
PEDALO PER PASSIONE NON PER COMPETIZIONE
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E PER LA FORZA DI UNA PAROLA IO RICOMINCIO LA MIA VITA, SONO NATO PER CONOSCERTI, PER CHIAMARTI LIBERTA'
Lapide sul Monte Grappa - Pedalata del 2 agosto 2014
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