LA PROSTATITE: UN PROBLMA PER IL CICLISTA

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LA PROSTATITE: UN PROBLMA PER IL CICLISTA

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Re: LA PROSTATITE: UN PROBLMA PER IL CICLISTA

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PROBLEMI DI PROSTATA
articolo pubblicato su "La Bicicletta", febbraio 2002
di Fabrizio Verzini


Sono tanti i ciclisti non più giovani che devono fare i conti con i problemi di prostata. Vediamo a cosa serve questa ghiandola e come, e se, può essere influenzata dall’attività ciclistica.

Il ciclismo è uno sport praticato anche dai non più giovani e probabilmente è lo sport più praticato, anche ad alto livello, da chi ha raggiunto la cosiddetta terza età. Fra i tanti problemi legati al passare degli anni, per l’uomo, si devono mettere in preventivo anche i problemi legati alla prostata. I pareri sulla pratica dell’attività ciclistica per chi soffre di prostata sono spesso discordi. Molti medici generici e molti urologi ritengono che la pratica sia sconsigliata a causa del sellino, che comprime la zona dove è situata la prostata. Molti discutono anche dell’influenza del ciclismo sulla funzione stessa degli organi genitali, ritenendo che possa causare impotenza e/o sterilità (ma confuteremo questa tesi in uno dei prossimi numeri de “La Biclicletta”). Purtroppo, non esiste molta cultura sportiva, anche nella classe medica, e per molti è difficile capire come proibire un’attività sportiva, l’attività fisica più amata, sia invalidante, specie da un punto di vista psicologico. C’è chi facilmente afferma: "Visto che non ci sono certezze, nel dubbio è meglio evitare, tanto si può vivere benissimo anche senza l’amata bicicletta". Queste posizioni poco sensibili sono, comunque, in parte “comprensibili”: la logica dice che fare sport sicuramente fa bene, ma quando uno sport può essere lontanamente causa anche solo di un aggravamento di una malattia, è meglio sconsigliarlo, trattandosi di un’attività ludica di cui, tra virgolette, si può fare tranquillamente a meno. Anche se questo lo sostiene, soprattutto, chi non vive lo sport, e in particolare il ciclismo, in prima persona...

Cos’è la prostata
La prostata è una ghiandola che si trova nel bacino, al di sotto della vescica, sul davanti del retto, dietro l’osso pubico. La sua posizione corrisponde alla zona perineale. Il perineo è quella zona delimitata anteriormente dai genitali, posteriormente dall’orifizio anale, lateralmente dalle pieghe dei glutei o, meglio, lateralmente arriva fino in corrispondenza di quelle protuberanze ossee palpabili a livello dei glutei. In questa zona, oltre alla prostata, troviamo vasi e nervi diretti agli organi genitali e l’uretra, il canale che parte dalla vescica e che viene attraversato dall’urina. La zona perineale è quindi quella parte del nostro corpo a contatto con il sellino, quella che comunemente chiamiamo soprassella. La prostata produce parte del liquido seminale, assieme alle vescichette seminali, due specie di sacchetti situati in sua prossimità. La sua funzione viene regolata dagli ormoni sessuali maschili, prodotti, soprattutto, dai testicoli. Con il passare degli anni, quest’organo tende ad aumentare di dimensioni, la cosiddetta ipertrofia benigna. Il suo aumento di dimensioni determina disturbi soprattutto a carico della minzione (l’atto dell’urinare). La prostata ingrossata tende, infatti, a comprimere la vescica e l’uretra. I sintomi di questo ingrossamento sono: la necessità di urinare di frequente, la difficoltà a trattenere lo stimolo, la difficoltà a urinare, la perdita di potenza del getto di urina. Attenzione, comunque, ai sintomi: dietro di essi potrebbe nascondersi anche un tumore, il carcinoma della prostata, che, se non trattato tempestivamente, è una malattia, come tutti i tumori maligni, mortale. Un controllo urologico, quando non si è più giovani, un’ecografia, un semplice esame del sangue comprensivo dei marker tumorali, sono esami facili e sicuramente consigliati, specie se compaiono disturbi anche nell’urinare o ci si deve alzare la notte per farlo.

Ciclismo e prostata
I problemi ciclistici, più che a livello prostatico, si ripercuotono sulla zona perineale. Possiamo considerare due differenti tipologie di problemi: quelli cutanei, legati allo sfregamento, e quelli compressivi, che interessano le strutture profonde di questa zona. La compressione, in genere, interessa i vasi e i nervi che transitano in questa zona, vale a dire vasi e nervi diretti ai genitali. La compressione cronica di queste strutture, per anni e per ore consecutive, può, effettivamente, causare disturbi a carico dei genitali. Vanno quindi presi in considerazione i segni temporanei come l’addormentamento dei genitali, i formicolii in questa sede e i disturbi a urinare. Sono disturbi che compaiono durante l’attività e che regrediscono spontaneamente variando la posizione in sella o alzandosi per qualche attimo sui pedali. Il perdurare durante l’attività o il persistere al termine della stessa, sono sicuramente sintomi da tenere sotto controllo. Per quanto riguarda la prostata in sè, l’attività ciclistica non dovrebbe entrare direttamente in causa. Una prostata sana, di dimensioni normali, non risente della posizione in sella. Diverso il discorso in caso di patologie e di dimensioni aumentate. In caso di malattie a livello genitale, urinario o prostatico, l’attività ciclistica deve essere sospesa fino a guarigione avvenuta, ascoltando e rispettando quanto consigliato dal medico e dallo specialista. Per quanto riguarda l’ipertrofia della prostata e l’aumento delle sue dimensioni, continuare o no l’attività ciclistica deve essere una decisione ben valutata. Sicuramente si dovrà intervenire sulla posizione in sella e sulla sella stessa.

La posizione sulla sella
Se si è correttamente seduti sulla sella o, meglio, se la sella è adatta, si appoggiano su di essa quelle due protuberanze ossee del bacino, tuberosità ischiatiche, che possiamo palpare a livello dei glutei, lateralmente al perineo. La zona perineale dovrebbe solo toccare la sella, sfiorarla, senza appoggiarsi con tutto il peso, dato che si trova più in profondità rispetto alle due tuberosità. Quindi, se tutto è corretto, la zona perineale non deve venire compressa. I problemi sono quindi la morfologia e le dimensioni della sella, che devono essere adatte alla nostra anatomia. La distanza fra le due tuberosità ischiatiche non è identica in tutti gli individui. Questo fa sì che non tutte le selle siano adatte allo stesso atleta. In particolare, la larghezza deve essere tale per cui le tuberosità si appoggino bene su di essa e la parte più stretta della sella non si incunei fra di esse, comprimendo il perineo. La sella, poi, deve essere posizionata a misura, in modo tale che sia più parallela possibile al terreno, così che la punta non sia volta né verso l’alto né verso il basso. Nel primo caso, infatti, può comprimere eccessivamente e, nel secondo, si rischia di tendere a scivolare in avanti, aumentando lo sfregamento e obbligando la muscolatura della schiena a un eccessivo lavoro. Comprime eccessivamente il perineo anche chi tende a stare seduto sulla punta della sella.

Quale sella?
La sella ideale non esiste. Ogni sella può essere ideale solo se ben si adatta alla conformazione personale. Per chi soffre, quindi, dei problemi di cui abbiamo parlato, la scelta può essere complicata, per il numero di selle da acquistare e fra le quali poter scegliere, con il rischio, poi, di scartarle. Purtroppo, in questo caso, non esistono consigli da dare, ma solo l’uso. Provare la sella prima di acquistarla è l’unico metodo che può guidare alla scelta più idonea alla propria conformazione. Sicuramente, una sella già da subito deve risultare confortevole. Attenzione, però, alla sua morbidezza, che può trarre in errore: infatti, una sella morbida, eccessivamente imbottita, può causare compressione, dovuta all’imbottitura stessa, pur risultando molto confortevole a un primo impatto. I problemi si evidenziano, quasi sempre, dopo almeno un’ora di pedalata e su terreni o con impegni che obbligano a posizioni stabili protratte. Inutile dire che, in questo caso, estetica e leggerezza devono subito essere messe da parte. La sella deve essere rigida, indeformabile, dura, e la sua forma e le sue dimensioni devono adattarsi alla conformazione personale. Lasciate perdere un eventuale, leggero, peso in più! Esistono numerose selle ideate e costruite per chi ha problemi di prostata, ma anche in questo caso non è detto che la sella si adatti alla propria conformazione. Il disegno di queste selle si basa sull’anatomia e sono concepite per evitare compressioni, ma le soluzioni sono diverse e i tipi diversi. Insistiamo, quindi, con il consigliare ognuno a trovare la soluzione che meglio si adatta alle proprie esigenze e alla propria struttura.

Prostatiti e…
Le malattie della prostata possono riassumersi in prostatiti e aumenti di dimensioni legati a processi benigni o maligni. Le prostatiti sono delle infezioni causate da batteri e si distinguono in due forme: una acuta e una cronica. I sintomi si manifestano a livello urinario, con interessamento generale, dolori, febbre e decadimento delle condizioni generali. Frequentemente, i batteri dalla prostata migrano, interessando anche la vescica e causando, così, una cistite. Le forme croniche sono più subdole e causano disturbi urinari. L’unica terapia valida è quella antibiotica mirata, vale a dire che si ricerca nelle urine o nel liquido prostatico il batterio in causa e si verifica a quale antibiotico è sensibile (cultura e antibiogramma). La terapia antibiotica deve essere seguita con scrupolo e sono necessari lunghi periodi di cura, anche trenta giorni, per evitare il rischio di ricadute e cronicizzazioni. Naturalmente, in questi casi, l’attività ciclistica deve essere interrotta fino a guarigione avvenuta. La compressione può provocare l’estensione dell’infezione. Per quanto riguarda gli aumenti di dimensioni, il principale è l’iperplasia o ipertrofia prostatica benigna. La malattia è soprattutto legata all’età, essendo il processo frequente oltre i cinquant’anni. La causa non è ben chiara e sicuramente è legata ad alterazioni ormonali conseguenti alla vecchiaia. I sintomi principali sono di natura urinaria: la prostata aumentata di dimensioni può comprimere, fino a chiudere, l’uretra, e determina ritenzione urinaria, con il conseguente rischio di infezioni. La terapia è farmacologica e nei casi più gravi chirurgica. Da un punto di vista sportivo, non è facile trarre conclusioni: sicuramente molto dipende dalla gravità e, quindi, dai sintomi. Dire che l’attività ciclistica può essere svolta senza problemi non è, in assoluto, possibile: ogni caso va esaminato accuratamente, prima di prendere qualunque decisione. Stesso discorso vale per il dopo-intervento. La ripresa va valutata in funzione del risultato raggiunto.
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Re: LA PROSTATITE: UN PROBLMA PER IL CICLISTA

Messaggio da cris »

letto tutto .. vista la mia eta' ho provveduto a munire le mie bike della '' smp stratos '' un po durette ma poi ci si fa il callo ... :impxx:
chi va piano va sano e va lontano.
va a laura barbu' ma sel ghe mia andro in mtb .
http://www.crismtbike.blogspot.com,,,'' no pie i bale de laora vada vial cul Monti.. yutube canale '' beppebiker''
ronzino
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Re: LA PROSTATITE: UN PROBLMA PER IL CICLISTA

Messaggio da ronzino »

;-) ;-) dà parte mia ò sempre usato selle con il buco centrale,à detto del mio ciclista meglio di quelle normali senza!!!! :ookxx: :ookxx:
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